Le porcellane settecentesche: l’eccellenza della fragilità

La raccolta di porcellane del Museo Correale celebra la magnificenza di questo fragile e vibrante materiale, che fin dal suo arrivo in Occidente conquistò le Corti d’Europa divenendo l’identificativo dello status sociale di chi lo possedeva. La vicenda per l’avvio della produzione di porcellana in Europa può forse vantare, nella storia delle arti decorative, la più affascinante delle storie: occorsero infatti secoli di ricerche e le ricchezze di grandi sovrani e principi europei per riuscire ad ottenere in Occidente, una produzione di porcellana simile per qualità e consistenza a quella proveniente – a costi elevatissimi – dalla Cina e dal Giappone.

Le prime porcellane conosciute in Europa (ovvero in Italia) furono introdotte da Marco Polo, che di ritorno dal suo lungo soggiorno a Pechino, importò dalla Cina una sorta di proto porcellana, una ceramica a pasta dura verniciata di bianco o marrone. L’Europa, ove fino a quel momento era nota e veniva lavorata solo la terracotta, guardava attonita a questi oggetti, nella totale incapacità di imitarli.

Risultati di qualche valore furono conseguiti solo nella Firenze del Cinquecento, dove i laboratori di alchimia di Francesco I de’ Medici, già intorno al 1575, riuscirono ad ottenere un tipo di porcellana a pasta tenera, nota appunto come porcellana medicea: imperfetta sul piano tecnico, veniva decorata a motivi blu cobalto, vagamente ispirati alla contemporanea produzione cinese. Se ne conoscono in tutto una cinquantina di pezzi. Non sembra tuttavia che la produzione sia sopravvissuta alla morte di Francesco I.

Il sogno di possedere una manifattura di porcellane, considerato per un sovrano europeo “necessario completamento di gloria e magnificenza” si realizzò solo nel 1710 a Meissen (Germania) grazie alle dispendiose ricerche promosse e finanziate da Federico Augusto di Sassonia, quando l’alchimista Johann Friedrich Böttger ne scoprì la composizione – una fusione di caolino, quarzo e feldspato – dando avvio alla prima produzione europea di porcellane. Nonostante i serrati controlli, una fuga di notizie rese nota la formula per la produzione della porcellana e l’arcano dei processi di fabbricazione e cottura, strenuamente difeso dal sovrano tedesco, si diffuse velocemente in mezza Europa. Nacquero così altre manifatture di porcellana, patrocinate e finanziate da re e sovrani: i tantissimi oggetti realizzati, stoviglie, tabacchiere, porta profumi, manici da bastone, figurine popolari, decorazioni parietali, testimoniano la passione collezionistica esplosa con l’introduzione della porcellana, che si contrapponeva all’uso della maiolica.

La fortunata parabola della produzione di porcellana iniziò il suo declino con la nascita della prima “fabbrica” di porcellana, in Inghilterra, alla fine del 1700: fu allora che la porcellana perse la sua connotazione di fascino, mistero e rarità per divenire lentamente materia di uso comune.

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