La Scuola Di Posillipo
La collezione di dipinti esposti tra queste sale annovera i nomi dei pittori più autorevoli della Scuola di Posillipo. Per completezza, per omogeneità, per quantità e soprattutto per qualità delle opere, quella del Museo Correale è considerata la più importante raccolta di pittura di veduta dell’800 napoletano oggi esistente.
La Scuola di Posillipo fu fondata dal vedutista olandese Anton Sminck Van Pitloo (Arnhem, 1790 – Napoli, 1837), nel 1820. Giunto a Napoli nel 1816, Pitloo coltivò in città i suoi interessi artistici, trovando una committenza ideale e un fecondo stimolo per il suo lavoro. L’artista iniziò a dipingere attenendosi all’osservazione “dal vero” della natura, traducendo in pittura la sua personale interpretazione del paesaggio e degli effetti che la luce produceva su di esso, a partire dal disegno en plein air. Introdusse inoltre la tecnica della pittura a olio su carta intelata (montata su tela o su cartone), abbandonando l’uso del cavalletto. L’idea innovativa di Pitloo era quella di giungere al completamento del dipinto senza ripensamenti, in modo da carpire e trasferire su tela la mutevolezza della luce. I suoi quadri furono particolarmente apprezzati dalle nuove generazioni di pittori, tanto da venire identificato come “uno dei più geniali artisti del tempo”.
La personale visione della pittura e delle tecniche pittoriche, condussero Pitloo a fondare una scuola, che si chiamò Scuola di Posillipo perché l’osservazione della città avveniva dall’alto del quartiere collinare di Posillipo, posizione privilegiata per godere di splendide prospettive panoramiche.
La casa-studio del Pitloo divenne una vera fucina di talenti: alla Scuola di Posillipo appartennero numerosi giovani artisti destinati a diventare grandi nomi di una nuova, feconda stagione artistica: Teodoro Duclere, Achille Vianelli, Gabriele Smargiassi, i fratelli Palizzi oltre che Giacinto Gigante, vero grande erede della rivoluzione pittorica introdotta dal Pitloo.
Il paesaggio, nella rinnovata visione dei posillipisti, divenne aula di disegno e pittura ma soprattutto fu considerato il vero centro della rappresentazione. Avvenne così che l’aria, l’acqua, la terra ed il fuoco divennero cielo, mare, campagna e vulcani, materia caratterizzata sempre da un’aura lucente, delicata, quasi trasparente, naturale. Romantica.
Oltre alla raffigurazione del Vesuvio, degli scavi di Pompei e di Ercolano, delle colline e delle marine di Napoli e Sorrento, i pittori di Posillipo raffigurarono anche pacate scene di vita quotidiana, animate da vivaci figure popolari, immerse in una natura incontaminata e sempre rasserenante.
Le piccole tele prodotte – particolarmente intense e coinvolgenti – divennero capolavori, oggetto di desiderio della nobiltà partenopea ma anche dei tanti visitatori stranieri del Grand Tour, che acquistavano direttamente dalle mani dei pittori.
Dopo la morte di Pitloo per un’epidemia di colera, Giacinto Gigante divenne l’interprete più originale della Scuola. Egli eccelse nella tecnica dell’acquerello e nelle rappresentazioni di puro colore, emancipando così la pittura di paesaggio napoletana: la sua produzione amplifica lo stupore visivo con effetti cromatici di rara, delicata, lucente, quasi liquida bellezza.
Dal 1851 Giacinto Gigante divenne professore all’Accademia di Belle Arti di Napoli, andando incontro a una brillante carriera che lo condusse, nel 1867 e nel 1869, all’Esposizione Universale di Parigi.